Personal branding: come costruire la tua reputazione online per il non profit

Che tu sia un social media specialist, un fundraiser o un cooperante non ha importanza. Sempre più spesso i recruiter scandagliano il web alla ricerca di informazioni sui probabili candidati.

Per questo motivo, non devi essere impreparato, e sapere che le informazioni che si possono trovare con una semplice ricerca su google, possono fare la differenza sulla tua carriera.

In questo post vi introduciamo al personal branding. Ne seguiranno altri, più specifici.

 

Costruisci il tuo brand

Dai tuoi profili social, ai blog per i quali collabori o i siti che gestisci, cerca di essere riconoscibile. La chiave per la buona riuscita di una strategia di personal branding è essere se stessi e sinceri. Cercando, tuttavia, di valorizzare i tuoi punti di forza soprattutto nel settore per il quale voi investire il tuo tempo.

Perché siamo competenti in un determinato ambito? Quali sono le esperienze che ci hanno formato? Le mie skills sono verificabili in rete? Sono queste le domande che devi porti, prima di costruire una tua immagine in rete. Dopodiché uniforma le informazioni che si trovano online: rendi coerenti i tuoi lavori e le tue bio online.

Ora, però, dovrai caratterizzarti ancora di più e differenziare la tua presenza online, in quanto ti stai candidando per operare nel non profit.

In questo senso, la propria storia personale è importante. Fai in modo, quindi, che emergano anche i tuoi valori e le tue opinioni. Se vuoi lavorare, ad esempio, per un’associazione animalista, testimoniare la tua presenza ad una manifestazione contro la vivisezione può essere un valore aggiunto.

 

Non separare

Non separare i tuoi sforzi di personal branding, da quelli dell’organizzazione per la quale lavori (o vorresti lavorare). In altri termini, la tua storia personale deve risultarne quasi un’estensione di quella professionale.

Devi condividere online ogni aspetto della tua vita? Assolutamente no. Ad eccezione dei tuoi amici (forse!), non è interessante vedere sul tuo profilo Twitter o sulla tua pagina Facebook, video divertenti del tuo nuovo gatto. Al contrario, sapere che hai partecipato ad una maratona in cui ti sei impegnato per un progetto di personal fundraising, sì.

Seleziona, quindi, quali informazioni personali condividere pubblicamente e quali è il caso di relegare alla sfera privata.

 

Piattaforme

Non importa la quantità, ma la qualità. Puoi decidere di puntare maggiormente sui social che usi di più. Se non hai dimestichezza con Twitter, o semplicemente ti interessa poco questa piattaforma, lascia perdere e punta su social che ti valorizzino. Se sei più bravo con le foto che con le parole, magari punta su Instagram.

Facebook, invece, merita un discorso a parte. Fai molta attenzione ai contenuti pubblici. Scegli bene le impostazioni della privacy, in modo da selezionare chi può accedere a determinati tuoi contenuti e chi no. Puoi, in alternativa, utilizzare due profili. Uno pubblico, nel quale costruire la tua immagine professionalizzante. E uno privato, dove condividere le immagini delle feste con i tuoi amici. E pubblicare i video dei tuoi gattini!

La presenza su LinkedIn, invece, è imprescindibile. Si tratta della banca dati sul lavoro più grande al mondo e il tuo nome viene automaticamente indicizzato dai motori di ricerca. Parti da qui, per cominciare a costruirti una reputazione online (e non dimenticare di creare un tuo profilo professionale su Job4good).

Se invece hai deciso di aprire un blog personale, tieni in considerazione il fatto che si tratta di un’attivitùà impegnativa. Preparati a pubblicare dai 2 ai 4 contenuti settimanali. Un blog poco aggiornato è come ristorante vuoto: difficilmente la cucina è buona.

Se il personal branding per il non profit è un argomento che ti interessa, continua a seguirci, perché ne parleremo ancora!

 

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Commenti

    • Alessia - 13/06/2017

      Uno dei tanti articoli interessantissimi!
      Ci permetteremo in futuro di utilizzarli come “ispirazione” per la nostra sezione “promuoviti”, citandoli.
      Se vi va, passate pure a leggerci su http://www.mooves.it, il primo sito dedicato alla ricerca attiva del lavoro pensato appositamente per i ragazzi del rhodense.

      Grazie ancora per i consigli!

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