Sviluppare le soft skills con il volontariato

Una laurea con ottimi voti o un master sono un buon punto di partenza, ma, da soli, non bastano. Gli occhi vigili dei recruiter sono sempre alla ricerca di qualcosa in più. E la concorrenza, quando ci si candida per una posizione può essere spietata.

Competenze tecniche e specifiche, infatti, si possono apprendere con l’esperienza o con la formazione, anche all’interno della onlus che decide di assumervi. Ecco perché, per distinguervi, dovrete sviluppare le vostre soft skills.

Cosa sono le soft skills?

Si tratta dell’insieme di qualità che rientrano nell’ambito delle proprie attitudini personali. Possono essere legate al nostro carattere, ma anche apprese e affinate durante la nostra esperienza di vita: attitudini come leadership, la flessibilità o resistenza allo stress. Tutte abilità difficili da apprendere esclusivamente sui banchi di scuola.

Durante il vostro percorso di studi, non vi troverete mai a dover sostenere un esame specifico sul lavoro in team, giusto? Far parte di una squadra di calcio, però, vi permetterà di affinare questa competenza, anche senza che ve ne rendiate conto.

Perché il volontariato?

La risposta è semplice. Quasi tutte le attività di volontariato vengono svolte a stretto contatto con altre persone: volontari, operatori, cittadinanza e utenti del servizio. Inoltre, ogni volontario si troverà a dover gestire il proprio tempo e quello degli altri e sarà chiamato ad affrontare ostacoli e intoppi. Non è difficile, dunque, capire come, in questo modo, vengono affinate le proprie capacità di team building e problem solving.

Tuttavia, immaginiamo già la vostra obiezione: il volontariato non è l’unico sistema per sviluppare le proprie soft skills.

Chiunque si sia trovato a organizzare una partita di calcetto o una vacanza con un gruppo numeroso di amici, sa che è così, tra le quote da raccogliere, la sostituzione di eventuali defezioni e la prenotazione delle strutture. Si tratta di uno spunto condivisibile, ma la differenza è che il volontariato è dimostrabile e, soprattutto, spendibile per una candidatura.

Avete mai pensato di inserire, all’interno del vostro curriculum, l’organizzazione di un viaggio in Grecia con i vostri amici o la partita di fine anno con i compagni di corso? No, vero? Eppure immaginiamo che non vi fareste gli stessi problemi nel caso in cui aveste organizzato un torneo di beneficenza o accompagnato una classe di studenti con disabilità in una gita in montagna.

Soft skills

In molti curriculum, viene dedicata una parte alla redazione delle proprie attitudini, senza però specificare come queste siano state sviluppate. Scrivere di essere resistenti allo stress o di possedere doti di problem solving, da soli, non basta: è un’autocertificazione che difficilmente viene presa sul serio dai reclutatori. Il volontariato, invece, rafforza e giustifica ciò che dichiarate all’interno del vostro CV e durante un colloquio.

Quali sono le soft skills che potete implementare facendo i volontari? Proviamo a fare un rapido elenco.

  • Comunicazione. Sarete chiamati a interagire con gli altri volontari, il personale e la cittadinanza. Svilupperete la capacità di comunicare il vostro progetto e sarete chiamati a costruire una fitta rete di relazioni.
  • Lavorare in team. Il mondo del non profit non è fatto di navigatori solitari. Legati con gli altri membri dell’equipaggio.
  • Leadership. Ci saranno momenti in cui sarete chiamato a seguire le indicazioni e svolgere il vostro lavoro. E poi ci saranno giorni in cui la tua squadra avrà bisogno di voi: prendere decisioni, fornire indicazioni e guidare gli altri membri.
  • Flessibilità. Di tempo e di incarichi. Organizzare le proprie settimane, tra studio, lavoro, volontariato e tempo libero è una vera e propria abilità. Ma anche saper cambiare mansione e adattarsi a seconda della circostanza.
  • Gestione dello stress e problem solving. Imparerete a superare gli ostacoli senza lasciarsi sopraffare. Non sempre le cose vanno per il verso giusto e spesso il tempo può essere un nemico. Il volontariato, inoltre, non prevede retribuzione e l’unica gratificazione è quella personale. Anche per questo motivo, a volte, può essere difficile mandare giù qualche boccone amaro, ma se riuscirete a resistere, raccoglierete ottimi frutti, ve lo garantiamo.
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