Pandemia e Risorse Umane: come è cambiata l’organizzazione del lavoro nel non profit? E quali sono le attuali priorità HR del Terzo Settore?

Dopo un periodo di “congelamento” lavorativo, il mercato del lavoro nel non profit è in ripresa. Lo dice l’indagine Lavoro e trend 2022 degli HR nel terzo settore, condotta da Job4good. Tra i tanti risultati su cui riflettere, l’indagine dimostra come la pandemia abbia ridefinito la gestione del personale portando anche dei benefici alla qualità di vita dei dipendenti, non ultimo la possibilità di lavorare in smart working almeno un giorno alla settimana.

 

  1. I lavoratori al centro: un cambio di mentalità per trattenere i professionisti migliori

Mettere al centro i propri lavoratori, valorizzarne il talento, migliorare l’organizzazione del lavoro e attrarre nuovi professionisti. Tutto ciò, facendo fronte alle difficoltà derivanti da budget limitati.

Sono questi gli obiettivi delle organizzazioni del Terzo Settore.

In che modo? La tendenza è chiara: formazione, sviluppo di nuove competenze e crescita professionale sono le leve principali. Ma a impattare è anche l’equilibrio vita-lavoro dei dipendenti, sognando maggiore digitalizzazione e districandosi tra lavoro in sede e smart working.

I dati dell’indagine evidenziano come il coinvolgimento dei lavoratori e la necessità di far crescere le proprie risorse interne siano al primo posto tra le priorità degli HR del Terzo settore. L’employee engagement, in questo senso, è un’esigenza per quasi il 70% degli intervistati. Un dipendente coinvolto in tutti i processi dell’organizzazione è un professionista più soddisfatto. Migliora le sue performance e quelle dell’organizzazione, è meno propenso a cercare un’altra occupazione e svolge un importante ruolo di sponsor verso l’esterno (donatori, stakeholder e partner).

Per la maggior parte degli intervistati, quindi, è necessario creare le giuste condizioni affinché questo si realizzi, creando un clima di fiducia, integrità e comunicazione tra l’Ente e le persone che vi lavorano. In particolare il 45% degli HR vuole approfondire la relazione con i propri collaboratori attraverso delle indagini interne e il 40% punta a far crescere la cultura organizzativa a tutti i livelli.

Ma in che modo un’organizzazione può trattenere i talenti migliori, se deve operare con budget limitati? Solo il 14% degli intervistati ha risposto che implementerà un sistema di total reward per migliorare welfare e retribuzioni. Di conseguenza, una delle metriche per considerare l’affiatamento tra un professionista e l’ente per cui lavora è la possibilità di crescere e fare carriera.

I processi di learning and development sono stati indicati come prioritari dal 75% degli HR intervistati. Oltre la metà delle organizzazioni ricorrerà a fondi interprofessionali per aumentale le opportunità di formazione dello staff. E, più in generale, il resto del campione ha dichiarato di voler investire maggiormente in formazione, anche avviando programmi di coaching interno.

 

  1. Smart working e ritorno in sede: com’è cambiata l’organizzazione del lavoro

Formazione e crescita professionale sono dunque una chiave per coinvolgere e trattenere i talenti migliori. Ma anche il work-life balance è una priorità per il 2022.

La pandemia ha ridefinito la gestione del personale nei luoghi di lavoro. E, come prevedibile, anche il terzo settore si è adattato al new normal imposto dal Covid 19. Un cambiamento nell’organizzazione che ha portato dei benefici in termini di qualità della vita dei dipendenti e alla quale gli HR manager non vogliono rinunciare.

La maggior parte delle organizzazioni ha dichiarato che manterrà la pratica dello smart working, indicato come principale strategia messa in campo, in termini di compensation and benefit. Ma la relazione tra colleghi è importante e il lockdown di marzo 2020 è alle spalle. Per questo motivo lo smart working si inserirà in un sistema ibrido di lavoro agile e in presenza.

 

  1. Talent acquisition: l’employer branding come strategia per attrarre talenti

Un professionista felice incide anche nei processi di acquisition. In quest’ottica, il 30% degli intervistati ha espresso la volontà del proprio ente di investire su strategie mirate di employer branding, come strumento attrattivo per ingaggiare nuovi talenti. Per gli HR manager intervistati, infatti, sviluppare processi di employer branding è considerato più rilevante, rispetto alle altre tradizionali tecniche di reclutamento.

In questa fase è molto importante attrarre le giuste professionalità. L’osservatorio di Job4good, in questo senso, ha evidenziato come la pandemia stia impattando sulle ricerche di personale. Dopo un periodo di “congelamento” del mercato lavorativo per nuove assunzioni, durante la prima ondata della pandemia, le Organizzazioni hanno ripreso l’attività di ricerca e selezione con piccoli cambiamenti ma significativi.

Il mercato del lavoro si è ripreso. Sono aumentate ad esempio le richieste di competenze digitali anche nei ruoli professionali che prima lo richiedevano di meno, come ad esempio nel project management o nelle risorse umane. Rispetto a prima della pandemia, sono più richieste figure come fundraiser, esperti di web marketing, creatori di contenuti digitali e campaigner. La sfida delle organizzazioni non profit sembra proprio essere quella di riuscire ad attrarre i migliori talenti anche da altri settori”, ha detto Diego Maria Ierna, co-founder di Job4Good.

Ma le nuove assunzioni devono fare i conti con i budget a disposizione. Dall’indagine è emerso che solo le grandi organizzazioni riescono a investire sulla ricerca di nuovi talenti, mentre nei piccoli enti c’è grossa difficoltà nel reperire risorse. Per lo stesso motivo, va a rilento anche il processo di digitalizzazione nel recruiting: meno della metà delle organizzazioni (42%) ha dichiarato l’innovazione tecnologica come priorità e per il 58% non è prevista nessuna attività nel prossimo futuro. E anche chi lo considera un asset strategico, non lo ritiene prioritario rispetto ad altre funzioni HR.

“Job4good è nato con l’obiettivo di facilitare i processi di reclutamento del personale sfruttando il digitale, consentendo a tutti gli enti del Terzo settore di avere la massima visibilità nelle proprie ricerche di professionisti qualificati e motivati” – dice Luca Di Francesco, co-founder dei Job4good. “Chi cerca e chi offre lavoro nel non profit ha in Job4good il suo migliore alleato”.

NON PROFIT HR TREND 2022

Scarica gratuitamente l’indagine con tutti gli approfondimenti. Troverai tutte le domande fatte agli HR, i dati delle risposte rielaborati, grafici e considerazioni emerse dall’indagine. Il formato che puoi scaricare da qui è un E-book in PDF nella versione a “doppia pagina”.

 

ALTRE RICERCHE E RISORSE?

In questa pagina potrai trovare tutte le altre risorse ed indagini prodotte negli ultimi anni dall’Osservatorio di Job4good su HR e mercato del lavoro non profit.

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