Cosa bisogna studiare per diventare educatore professionale?

L’educatore è una figura professionale che si occupa di gestire e pianificare progetti educativi per persone con marginalità sociali o sanitarie. Ma non solo, sempre più spesso la figura dell’educatore professionale la troviamo anche all’interno di servizi che non hanno a che fare necessariamente con le marginalità: ludoteche, centri giovani o scuole.

Insomma, negli anni è diventata una professione eclettica e multidisciplinare. Ma comunque centrale per molti servizi alla persona, tanto che, a partire dal 2018, è necessario per gli educatori essere iscritti all’albo.

Vediamo qual è il percorso formativo più adatto per diventare educatore professionale.

 

Per diventare educatore è necessaria una laurea?

La risposta a questa domanda è: sì. Bisogna essere in possesso di una laura in Scienze dell’Educazione Professionale. Naturalmente, come sappiamo, la denominazione del Corso di Laurea può variare a seconda dell’ateneo di riferimento. Quindi fa fede il codice del corso, che in questo caso è L-19.

Tuttavia, vi sono un sacco di professionisti che si sono ritrovati negli anni in un limbo, probabilmente perché hanno iniziato la loro carriera prima della normativa che regola la professione. Oppure, tutti coloro che hanno intrapreso un altro percorso di studi e – come spesso accade – hanno cambiato in corso d’opera il loro percorso professionale.

In questo caso è possibile frequentare il corso di Educatore Professionale e conseguire 60 crediti formativi universitari, senza iniziare daccapo un nuovo percorso di studi.

 

Chi può frequentare il corso di Educatore Professionale?

Come detto, il corso per Educatore Professionale è un’integrazione al curriculum accademico e una certificazione per professionisti che già operano in questo campo. In particolare, la frequenza è destinata a:

  • Chi ha già lavorato come educatore per almeno 3 anni.
  • Chi è in possesso di un diploma magistrale conseguito prima del 2002.
  • Chi ha avuto accesso alla professione dopo un concorso pubblico.

Per chi ha già un’occupazione in questo campo tale corso non è necessariamente obbligatorio. Tuttavia è strettamente consigliato, in quanto, sebbene il professionista non possa essere licenziato o demansionato, è comunque obbligato alla frequenza nel corso, nel caso in cui decida di cambiare ente o partecipare a concorsi pubblici.

Vi sono inoltre 2 categorie di lavoratori che possono essere esentati dalla frequenza del corso:

  • Chi è impiegato da almeno 20 anni con contratto a tempo indeterminato.
  • Chi ha 10 anni di servizio e 50 anni di età.

 

Dove frequentare il corso di Educatore Professionale?

Quasi tutti i principali atenei italiani offrono, nel loro programma formativo, il corso da 60 CFU per Educatore Professionale. Ma, oltre a quelli, esistono anche diverse università telematiche che permetto la frequenza online.

Ve ne segnaliamo alcuni:

  • Educatore professionale socio-pedagogico (Lumsa Master School)
  • Corso di alta formazione professionale in Educatore Professionale Psicopedagogico (Unibo)
  • Corso intensivo di qualifica per Educatore professionale socio-pedagogico (Istituto Universitario Salesiano Torino)
  • Educatore professionale socio-pedagogico (Università Cattolica Milano)
  • Corso educatore professionale (Unipegaso)

 

Altri corsi di formazione

A prescindere dai percorsi di studi universitari e da quelli abilitanti, l’educatore professionale è una figura sempre più in mutamento e sempre più multidisciplinare. Per questo motivo, la formazione è importante, soprattutto per sviluppare o coltivare le skill necessarie per svolgere al meglio la professione.

Proviamo a darvi qualche consiglio.

Coaching. Aiutare le persone a sviluppare le proprie aspirazioni, in autonomia, è senza dubbio una dalle qualità che un educatore deve avere.

Gestione del conflitto. Saper gestire le fasi di criticità, soprattutto se si lavora in contesti di marginalità e in strutture residenziali, è una buona skill da sviluppare.

Educazione digitale. Soprattutto per chi lavora con i minori, saper guidare i giovanissimi a un uso critico dei nuovi media, ma anche a utilizzare gli strumenti digitali per coinvolgere gli utenti e – perché no – per il proprio personal branding.

Inserimento lavorativo. L’inserimento sociale attraverso il lavoro è la vera sfida per l’integrazione. Per questo una base di formazione in HR e gestione delle risorse umane può essere utile.

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