Un milione di lavoratori, 4 milioni di volontari (in calo): la fotografia Istat del non profit
Il settore non profit italiano mostra, anche nei dati più recenti, un volto complesso e stratificato, fra stabilità delle istituzioni e dinamismo sul fronte occupazionale e organizzativo. L’analisi statistica consente di mettere a fuoco punti di forza, alcune criticità e possibili direzioni per il futuro.
Quanti siamo: istituzioni e lavoratori
Al 31 dicembre 2022 risultano attive 360.061 istituzioni non profit in Italia (Istat).
Nel confronto tra il 2021 e il 2022, il numero di enti diminuisce leggermente (-0,2%), mentre il numero di dipendenti cresce del 2,9%.
I lavoratori retribuiti nel settore sono 919.431.
Negli ultimi vent’anni, il settore ha registrato un’espansione evidente: rispetto al 2001, il numero di enti attivi è aumentato del +53,3% e i dipendenti del +83% (Forum Terzo Settore).
Questi dati evidenziano un trend interessante: se il numero delle istituzioni tende ad assestarsi, la dimensione in termini occupazionali continua a crescere. Ciò suggerisce che le organizzazioni esistenti stanno «maturando», consolidando funzioni, strutture e professionalità più stabili.
Geografia, disuguaglianze territoriali e densità
Le regioni del Nord ospitano il maggior numero di enti: nel Nord-Ovest sono oltre 179.649, mentre al Centro si contano circa 79.510, al Sud 66.519 e nelle Isole 34.383 (Cantiere Terzo Settore).
Anche la concentrazione dei lavoratori segue un gradiente simile: oltre la metà del personale retribuito opera nelle regioni settentrionali (FQTS).
Nel breve periodo, le istituzioni nel Sud registrano una crescita: +2,0% (Sud) e +1,1% (Isole). Al contrario, trend leggermente negativi si osservano in Nord-Est (-1,2%), Nord-Ovest (-1,0%) e Centro (-0,3%) (Istat).
Le regioni con gli incrementi più rilevanti nel numero di enti sono Campania (+3,7%), Calabria (+3,3%) e Sicilia (+2,3%). I cali maggiori si registrano in Trentino-Alto Adige / Bolzano (-7,2%), Molise (-6,1%) e Basilicata (-3,4%) (Istat).
Questi scostamenti territoriali richiedono di prestare attenzione alle politiche regionali, ai contesti di opportunità (risorse, reti, capacità istituzionali) e al sostegno specifico a zone meno “dotate”.
Tipologie organizzative e settori d’intervento
Forme giuridiche
La forma associativa prevale per numero: circa 306.408 enti (85% del totale). Tuttavia, da un punto di vista occupazionale, le associazioni coprono solo il 18,1% dei lavoratori retribuiti (Cantiere Terzo Settore).
Le cooperative sociali, pur costituendo solo il 4,1% del totale, assorbono oltre 491.000 lavoratori, ovvero il 53,5% del totale.
Le fondazioni sono circa 8.497, con 113.213 addetti retribuiti.
Le «altre forme giuridiche» — oltre 30.400 enti — impiegano più di 143.640 persone.
Il cuore del lavoro salariato nel non profit è quindi concentrato nelle realtà più strutturate, mentre le associazioni restano la spina dorsale della partecipazione civile.
Settori di attività
Il settore sportivo e ricreativo è il più rappresentato: 122.090 enti, pari al 32,9% del totale (Comunicare il Sociale).
Seguono le attività culturali e artistiche (15-16%) e quelle di socializzazione (14-15%).
Il comparto assistenza sociale e protezione civile concentra la quota maggiore di lavoratori: oltre 450.000 persone in 34.755 enti, il settore con più occupazione stabile (Cantiere Terzo Settore).
In termini di distribuzione del personale retribuito, le cooperative sociali assorbono il 52,9%, le associazioni il 19,6% e gli altri enti il 15,3% (Comunicare il Sociale).
Il non profit non è quindi un blocco uniforme: le attività culturali e sportive sono numerose, ma il lavoro strutturato si concentra nei servizi di welfare, assistenza e cooperazione sociale.
Volontariato, relazioni e digitalizzazione
Nel 2021 il 72,1% delle istituzioni non profit si avvale dell’attività gratuita di 4,66 milioni di volontari (Cantiere Terzo Settore, CSVnet).
Il volontariato è però in calo rispetto al 2015 (oltre 5,5 milioni): una riduzione di circa -15,7% (CSVnet).
Le relazioni istituzionali e le reti tra soggetti sono sempre più diffuse:
- 36,1% delle istituzioni ha relazioni con Regioni ed enti locali;
- 15,8% con scuole, università o enti di ricerca;
- 10,9% con ministeri o agenzie statali;
- 9,3% con aziende sanitarie o servizi territoriali (Cantiere Terzo Settore).
Tra i soggetti privati:
- 19,9% collabora con altre organizzazioni non profit;
- 12,2% con enti religiosi;
- 8,1% con imprese (Cantiere Terzo Settore).
La digitalizzazione è ampia ma ancora poco avanzata:
- 79,5% utilizza almeno una tecnologia digitale;
- 35,5% usa piattaforme digitali;
- 28% applicazioni mobile;
- 9,8% servizi di cloud computing;
- solo 2% adotta strumenti avanzati come IoT, robotica o blockchain (Cantiere Terzo Settore).
Il volontariato resta la spina dorsale della partecipazione civile, ma il suo calo e la diversa frequenza d’impegno chiamano a ripensare modalità di coinvolgimento e fidelizzazione.
Opportunità e sfide per il futuro
- Valorizzare la struttura organizzativa esistente: molte organizzazioni si consolidano e diventano più professionali. Serve supporto per evitare frammentazione e inefficienza.
- Ridare ossigeno al volontariato: servono nuovi modelli di partecipazione e percorsi formativi per le nuove generazioni.
- Investire in innovazione digitale: diffusa la base, ma ancora debole la digitalizzazione avanzata.
- Promuovere partnership e reti territoriali: rafforzare la collaborazione con istituzioni, imprese e mondo accademico.
- Ridurre le disuguaglianze territoriali: politiche e incentivi per colmare il divario tra Nord e Sud.
- Misurare l’impatto e rendicontare: più trasparenza e accountability per attrarre fiducia, fondi e riconoscimento.


