
Namaste Società Cooperativa Sociale
SeguiPanoramica
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Data di Fondazione 22/08/2025
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Posizioni aperte 1
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Causa Assistenza sociale Disabilità Infanzia e minori Reinserimento lavorativo Salute, sanità e ricerca medica Spreco Alimentare e Fame nel mondo Terza età
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Tipo di Entità Cooperativa Sociale
Descrizione
“Essere a servizio delle fragilità per trasformarle in risorsa”
L’azione imprenditoriale della Cooperativa Namastè trova il suo riferimento nell’art.1 della legge 381/91, disciplina delle cooperative sociali, che ne stabilisce lo scopo di “perseguire l’interesse generale della comunità alla promozione umana e all’integrazione sociale dei cittadini”.
Il raggiungimento di tale scopo è possibile se la Cooperativa è in grado di ridefinire in continuazione con la comunità territoriale un patto, un’alleanza volta alla costruzione del Bene Comune: è questo un processo in itinere dove il rapporto tra pubblico e privato, tra diritti e doveri, tra relazionale ed economico, tra io, l’altro ed il noi è continuamente attivo e dialogante.
E’ nostra responsabilità fare parte di questo processo, assumendoci interamente il nostro compito e creando le condizioni perché ciascuno possa portare il proprio contributo. Siamo consapevoli che all’interno di questo orizzonte la Cooperativa deve percepirsi in un’ottica di reciprocità con gli altri soggetti del territorio, sapendo che la costruzione del Bene Comune è un processo faticoso ma gioioso.
Per definire quale è il contributo che la Cooperativa Namastè può portare alla costruzione del Bene Comune siamo partiti da tre presupposti epistemologici:
- L’essere umano è costitutivamente carne, relazione e spirito. La spiritualità è un valore che appartiene a ciascuno di noi con sfumature differenti e che è legato al cammino di ricerca interiore che ogni persona può più o meno intraprendere. Il significato stesso della parola Namastè ci rammenta che tutti gli esseri sono sacri e ci richiama ad un gesto di riverenza, di rispetto e di servizio
verso il mistero, il divino che è nell’altro. - La vulnerabilità, la ferita, la fragilità è una condizione esistenziale dell’umano. E’ una dimensione che attraversa la vita di ciascuno di noi, dei nostri percorsi, dei luoghi che abitiamo. Ciascuno di noi vive dentro di sé, nel proprio quotidiano, nelle proprie case, nei luoghi di lavoro, nelle relazioni dimensioni di gioia e di fragilità. Ci siamo abituati tuttavia a “scappare” dalle dimensioni di fragilità e di
sofferenza compensandole con effimeri piaceri. Proviamo a guardare a queste situazioni con occhi diversi. Non possiamo più pensare che la fragilità sia una condizione identificativa solo di alcune persone (anziani, disabili, emarginati,….). - La persona è un “essere in relazione”, temporalmente e spazialmente.
Temporalmente perché dipendiamo dalla nostra storia, da quella delle generazioni precedenti, dalle esperienze vissute, dalla memoria individuale e collettiva che abbiamo costruito; spazialmente perché viviamo un presente in cui siamo interdipendenti e interconnessi con gli altri e con la nostra parte interiore. Nessuno può essere se stesso e basta; siamo strutturalmente “esseri in relazione”. Ciò implica che il nostro agire richiede un’assunzione di responsabilità e di gratitudine anche verso gli altri, chi ci ha preceduto, chi ci succederà, chi ci è prossimo e lontano. Allo stesso modo ci rimanda ad un senso di limitatezza del nostro agire che può acquisire forza solo all’interno di un processo di condivisione e collettivo.
Partendo da questi tre presupposti e provando ad osservare le nostre fragilità con uno sguardo differente, ci siamo riletti e ritrovati nel desiderio di “essere a servizio delle fragilità per trasformarle in risorsa”.