Trasparenza retributiva nel Terzo Settore: a che punto siamo?
Per anni, nel Terzo Settore, parlare di stipendi è sembrato quasi sconveniente. Le conversazioni sul lavoro si fermavano alla missione, ai valori, alla passione. La parte economica, la retribuzione, restava sullo sfondo, come se esplicitarla potesse sminuire la vocazione sociale delle organizzazioni.
Eppure, negli ultimi anni, qualcosa si è mosso. E a muovere per primi questo cambiamento, con discrezione ma con fermezza, sono stati proprio i lavoratori, gli HR e le organizzazioni che popolano Job4Good: la piattaforma italiana dedicata al lavoro nel non profit, nata per rendere visibile e professionale il mercato del lavoro dell’Economia Sociale.
Dalla denuncia alla consapevolezza
Quando Job4Good è nata, il mercato del lavoro nel Terzo Settore era frammentato e poco visibile. Le posizioni aperte circolavano poco, spesso tramite passaparola e soprattutto le RAL (Retribuzioni Annuali Lorde) erano pressoché assenti da qualsiasi comunicazione pubblica.
Se l’obiettivo era far emergere il lavoro nel sociale, vietare gli annunci senza RAL avrebbe solo reso il fenomeno invisibile, impedendo di comprenderlo e affrontarlo. Per questo abbiamo scelto di mostrare il mercato per quello che era, dando a tutti — enti e professionisti — la possibilità di osservare e misurare la realtà.
Oggi, grazie a questo approccio, sappiamo con precisione come e dove il Terzo Settore comunica il lavoro, con quali linguaggi, limiti e potenzialità.
Le complessità del Terzo Settore
Quali sono le motivazioni per cui la RAL non viene indicata negli annunci di lavoro? Le ragioni erano diverse e spesso legate a una complessità strutturale più che alla mancanza di volontà.
Tra i motivi più frequenti:
- policy interne non ancora allineate agli standard HR contemporanei;
- attenzione ai donatori, con il timore di apparire come enti “troppo costosi” sul fronte del personale;
- contratti misti e disomogenei (co.co.co., progetti a termine, incarichi parziali), difficili da tradurre in un’unica cifra annuale;
- timore del confronto pubblico tra retribuzioni differenti all’interno dello stesso settore;
- governance complesse, spesso composte da volontari o CDA poco abituati a discutere di temi economici;
- questioni di privacy e tutela dei dati, soprattutto nelle realtà più piccole.
Capire queste dinamiche e affrontarle una per una è stato il modo in cui Job4Good ha scelto di agire. Non con imposizioni, ma con dialogo, formazione e fiducia.
E in molti casi, dietro a offerte senza RAL si nascondevano opportunità di lavoro solide e ben retribuite: segno che il problema non era solo economico, ma anche comunicativo.
I dati: un trend che racconta un cambiamento
Percentuale di annunci con RAL in chiaro su Job4Good:
| 2022: 16,6% | 2023: 20,2% | 2024: 22,5% | 2025: 26,8% |

Oggi quasi un annuncio su tre pubblicato su Job4Good oggi indica la retribuzione. Un dato ancora basso, ma in costante crescita. Questo 27% è un risultato significativo se confrontato con il resto del mercato del lavoro: secondo Indeed (dati citati dal Corriere della Sera), solo un’azienda su sei nel settore privato indica lo stipendio nei propri annunci.
Il mondo dell’economia sociale, pur con le sue complessità, si dimostra dunque più pronto e reattivo del profit nell’adottare logiche di trasparenza.
Dietro i numeri: il lavoro quotidiano di Job4Good
Questa evoluzione è frutto di anni di lavoro silenzioso ma costante, attraverso:
- Formazione HR4Good: webinar e percorsi per migliorare i processi di recruiting e selezione;
- Consulenze di employer branding, per aiutare gli enti a comunicare meglio la propria identità lavorativa;
- Analisi e dati dell’Osservatorio Job4Good, che monitora salari, ruoli e competenze nel Terzo Settore;
- Campagne di comunicazione per promuovere la cultura della trasparenza e della dignità professionale.
Oggi Job4Good conta oltre 2000 annunci pubblicati ogni anno e una community di decine di migliaia di professionisti e organizzazioni che contribuiscono, giorno dopo giorno, a cambiare la narrazione del lavoro nel sociale.
La trasparenza paga (letteralmente)
Le offerte che includono la RAL in chiaro ricevono in media il 37% di candidature in più rispetto a quelle che non la indicano. E attirano candidati più in linea con la posizione, con una maggiore retention post-assunzione.
La trasparenza, quindi, non è solo un atto etico, ma una leva strategica di attrazione e selezione del talento. Chi la adotta viene percepito come più serio, affidabile e rispettoso dei professionisti che scelgono di contribuire al cambiamento sociale.
Verso il 2026: la Direttiva europea sulla trasparenza salariale
A giugno 2026 entrerà in vigore la Direttiva UE sulla trasparenza retributiva, che renderà obbligatoria la comunicazione delle fasce salariali nei processi di selezione. Per gli enti dell’economia sociale sarà una sfida, ma anche un’opportunità per consolidare un percorso già avviato.
Chi in questi anni ha scelto di essere trasparente parte con un vantaggio culturale e reputazionale: ha già costruito pratiche basate sulla fiducia e sulla comunicazione responsabile.
Una rivoluzione silenziosa, ma irreversibile
Non è più solo questione di sensibilità o di buone intenzioni: la trasparenza retributiva sta diventando uno standard. E il Terzo Settore, spesso considerato “in ritardo”, in questo caso sta dimostrando di sapersi muovere con anticipo e pragmatismo.
Job4Good continuerà ad accompagnare questo cambiamento, non imponendo regole, ma costruendo cultura, come fa da sempre: con dati, ascolto, e la convinzione che parlare di stipendi non sminuisca la missione sociale, ma la rafforzi. La trasparenza non è un traguardo, ma un modo nuovo di costruire fiducia.
Sta cambiando il modo in cui le organizzazioni raccontano se stesse, valorizzano le persone e attraggono talenti. È da qui che passa il futuro del Terzo Settore: da un lavoro riconosciuto, dignitoso e condiviso, capace di generare impatto non solo sociale, ma anche culturale.
📊 Dati Job4Good – Osservatorio permanente sul lavoro nel Terzo Settore.


