Soft skills per lavorare nel non profit: team working

Nessun lavoro si svolge da soli. Qualunque sia la vostra professionalità, dovete essere pronti e coscienti di essere parte di un team di collaboratori che cooperano per uno scopo comune. Che si tratti di una campagna di fundraising o di un progetto all’estero.

Il gioco di squadra è fondamentale per il raggiungimento degli obietti ed allo stesso tempo è utile e stimolante per la propria crescita, sia professionale che umana.

Il team working, inteso come soft skill, è la capacità di trarre il massimo all’interno di un gruppo di lavoro, per sé e per l’organizzazione non profit per la quale operate.

Ecco perché è una competenza molto apprezzata dai recruiter.

Approfondiamo: come affinare le proprie capacità di team working?

 

Comunicazione

Apertura, onestà e collaborazione. Ma, soprattutto, chiarezza.

La comunicazione tra membri di un team è la caratteristica più importante. Ne stabilisce il corretto funzionamento e la fluidità del lavoro. In particolare, ha a che fare con la capacità di trasmettere messaggi chiari, affinché l’organizzazione possa essere la più efficiente possibile

Ma non solo. Influisce anche sulle motivazioni dei dipendenti. Serve a controllare rabbia e malumori. E, in generale, a costruire dinamiche di collaborazione serene e affiatate.

Insomma, comunicare meglio, per lavorare meglio.

 

Rispetto delle individualità

Il lavoro in team non significa annullare gli individui. Anzi, è il contrario: ogni mente porta il suo contributo, al fine di stimolarsi l’un l’altro.

Ecco, dunque, che quando diversi cervelli lavorano insieme, lo fanno per raggiungere un obiettivo comune. Ma per la buona riuscita del lavoro, ognuno deve sentirsi libero di contribuire con le proprie idee e il proprio metodo.

Rispettare l’individualità, tuttavia, significa anche smussare gli angoli delle proprie convinzioni. Eliminate dal vostro bagaglio culturale l’idea che il vostro punto di vista sia il migliore. Trovate una sintesi con i vostri collaboratori, invece di cercare di convogliarli sulla vostra strada.

Può sembrare banale, ma nella pratica, è una predisposizione che richiede molto lavoro su sé stessi.

 

Create un team eterogeneo

Se avete la possibilità di scegliere il vostro gruppo di lavoro, cercate di includere persone con attitudini differenti. Se, invece, vi trovate una squadra già costruita, cercate di capire, il prima possibile, quali sono i talenti che contraddistinguono i diversi membri.

C’è chi ha una mentalità analitica, chi è orientato all’ottimizzazione dei tempi e chi, invece, è più distratto, ma molto creativo. La vostra abilità sarà quella di sfruttare al meglio le caratteristiche di ognuno, organizzando il lavoro in base alle loro qualità.

Il portiere para, il mediano corre, il fantasista fornisce assist e il centravanti segna. Tuttavia, se schierate il numero nove in porta, difficilmente vincerete la partita.

 

Definizione dei ruoli

Team eterogeneo e rispetto delle individualità, vanno organizzati. Ecco perché è indispensabile una definizione dei ruoli all’interno di un gruppo di lavoro.

Definire i ruoli, tuttavia, non significa esclusivamente distribuire mansioni diverse, ma anche stabilire una gerarchia all’interno. Gerarchia, sia inteso, che non è necessariamente rigida immutabile. Vi sono, infatti, momenti in cui un ruolo è predominante, mentre in altre fasi subalterno.

Immaginate, ad esempio, la realizzazione di un progetto per aggiudicarsi un bando. La parte di raccolta informazioni, in una fase iniziale, è quella più importante, mentre la redazione o la realizzazione grafica sarà fondamentale in chiusura. Ecco perché ogni membro del team deve essere in grado di rispettare la propria posizione in momenti diversi del lavoro.

 

Analisi intermedie

Avete creato il vostro gruppo, distribuito i compiti e organizzato i ruoli. Ora inizia la fase operativa, con un inizio e una dead line.

Ma non basta, fissate riunioni periodiche per toccare con mano lo stato di avanzamento del lavoro. Servirà, non solo per migliorare la vostra organizzazione, ma, soprattutto, per creare legami di fiducia e collaborazione all’interno del team.

Se le persone imparano a conoscersi, aumenta la fiducia e la qualità del lavoro. La fiducia è l’unica risorsa che più se ne distribuisce, più aumenta.

 

L’arte delle critiche

Sicuramente la capacità più difficile e controversa.

Le critiche fanno parte del normale svolgimento del lavoro in team. Se vi trovate sempre d’accordo con i vostri colleghi, probabilmente, qualcuno sta sbagliando approccio. Non c’è miglioramento, infatti, senza disaccordo. Ma, allo stesso tempo, un approccio sbagliato nel muovere una critica può essere deleterio per il morale.

Proviamo a darvi alcuni consigli:

  • Se fate una critica, proponete anche una soluzione: trasformatela in un suggerimento.
  • Criticate il comportamento, mai la persona.
  • Se l’argomento è spinoso, non criticate apertamente un collaboratore di fronte agli altri membri del team.
  • Premia il comportamento dei collaboratori che accettano i tuoi suggerimenti.

Ma, soprattutto, il suggerimento più importante: se volete essere in grado di fornire critiche costruttive, dovete essere i primi a incassarle di buon grado. Insomma: autocritica.

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