Imparare a sorridere con gli occhi

 In Articoli, Voci dalla corsia

Intervista a Vanessa Modica, infermiera nel reparto Infettivi del San Matteo di Pavia. Una voce dal campo che ci avvicina drammaticamente alle realtà ospedaliere in emergenza e ci fa intuire l’importanza del sostegno che cittadini stanno offrendo al personale medico con la solidarietà e le loro donazioni.

Vanessa ha appena staccato il turno di notte. È molto stanca, ma si concede volentieri una chiacchierata al telefono con me. La sua forza d’animo trapela da ogni sua parola e la lucidità con cui mi racconta le sue peripezie in corsia è davvero ammirevole.

Ci emoziona sentire una voce dal campo. Noi, professionisti della raccolta fondi che da settimane dedichiamo le nostre competenze al personale ospedaliero in emergenza COVID-19, riceviamo queste testimonianze come una motivazione per impegnarci ancora di più e una dimostrazione che stiamo lavorando nella direzione giusta.

«Era da cinque anni che non facevo più le notti, ma in questa emergenza ognuno di noi ha dovuto cambiare totalmente la propria quotidianità: non più gli stessi colleghi, non più gli stessi ritmi, solo turni massacranti, sudore freddo e tanta paura».

La paura di non farcela a curare tutti: è questo il sentimento che ha accompagnato per quasi due mesi Vanessa ed i suoi colleghi. «Continuavano ad arrivare persone a fiotti nel nostro reparto, eravamo disperati all’idea di non farcela, più che dal rischio di essere contagiati. In questi ultimi giorni sta andando meglio e la tensione si sta un pochino allentando, ma non è ancora finita».

«Questa situazione» afferma Vanessa «ci ha cambiato totalmente. Nessuno di noi avrebbe mai pensato di dover affrontare un momento storico del genere. Troppe volte abbiamo visto pazienti terrorizzati, distrutti dal pensiero di non rivedere più i loro cari. Uomini e donne di ogni età che arrivavano devastati dalla “fame d’aria” e con il terrore di morire nella solitudine, un dolore indescrivibile per noi e per loro. Uno degli episodi che mi porterò sempre nel cuore riguarda un giovane paziente che prima di essere intubato ed addormentato ci ha chiesto di essere lasciato solo per poter salutare, con il terrore che fosse per l’ultima volta, le persone a lui più care con un messaggio o una telefonata. È stata una delle attese più lunghe e strazianti della mia vita».

Vanessa e tutti i suoi colleghi, nonostante tutto, non hanno mai perso le speranze. «Uniti ce l’abbiamo fatta a superare il peggio» dice Vanessa «e solo ora, dopo quasi due mesi, iniziamo a vedere la luce in fondo al tunnel. Riusciamo persino a scambiare qualche parola in più con i nostri pazienti, prima era praticamente impossibile trovarne il tempo. Una tristezza infinita, ci sembrava di lasciarli ancora più soli. Inoltre, avvolti dalle nostre tute e dalle mascherine, ci sentiamo ancora più distaccati dai nostri pazienti. Solo una cosa ci sta salvando: la possibilità di guardarci negli occhi». Ed è proprio con gli occhi che Vanessa ed i suoi colleghi non hanno mai smesso di comunicare. «Spesso» racconta Vanessa «i miei pazienti mi dicono che quando ci vedono sorridere si sentono sollevati. Anche io li guardo e, con gli occhi, sorridiamo e ci facciamo forza a vicenda».

«Insieme» conclude Vanessa «abbiamo imparato a sorridere con gli occhi, nonostante tutto. E le emozioni che abbiamo vissuto me le porterò sempre nel cuore».

La nostra telefonata si chiude facendo non poca fatica a contenere la commozione. È incredibile la forza di Vanessa nel riuscire a raccontare questo turbinio di emozioni che, inevitabilmente, rapiscono anche me. Mentre scrivo, mi accorgo che anche i miei occhi sorridono: mettere nero su bianco la sua storia fa parte di un progetto molto più grande, che raduna gli sforzi di tanti professionisti a servizio degli ospedali in emergenza. Raccogliere fondi e promuovere la cultura del dono è il nostro lavoro. Ma, mai come adesso, è un nostro dovere morale, che si traduce nel dare la possibilità concreta ed immediata alla rete ospedaliera nazionale di acquistare macchinari sanitari e dispositivi di protezione.

Ringrazio di cuore la mia amica Vanessa a per avermi dedicato un po’ del suo tempo prezioso raccontandomi la sua esperienza, che è anche quella di tutti gli altri infermieri, medici, OSS e tecnici di radiologia che stanno combattendo in prima linea per noi contro il virus COVID-19.

La vostra forza è la nostra forza per continuare a fare del nostro meglio.

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