Fundraiser, mente e cuore al servizio degli ospedali

 In Articoli, Spazio Positivo

La parola all’attivista Francesco Grauso: “Noi, professionisti della raccolta fondi, tra competenza, esperienza e umanità”.

 

Fornire una cassetta di primo soccorso agli ospedali alle prese con le campagne di raccolta fondi. Ecco la missione dei trenta attivisti dell’iniziativa “Fundraiser per gli Ospedali in emergenza COVID19”, ormai attiva da settimane a supporto delle strutture sanitarie pubbliche di tutto il territorio italiano.

Abbiamo sentito Francesco Grauso, attivista e fundraiser di professione (qui il suo profilo Linkedin). Classe 1986, una passione per l’associazionismo e il volontariato da quando aveva 15 anni. Si laurea in economia e durante il percorso magistrale a indirizzo finanziario inizia a collaborare con due organizzazioni per la cooperazione internazionale, sia come coordinatore generale di missioni umanitarie in India, Africa, Messico e Brasile che come fundraiser. La sua scelta è stata ponderata: quando si è trovato di fronte a un bivio lavorativo, tra scegliere il profit e il non profit ha preferito quest’ultimo perché – ha confessato – “aiutare le persone è il mio obiettivo di vita e punto di partenza della mia avventura”.

Quello che ci racconta è un aspetto inedito, quanto immanente, della figura del professionista della raccolta fondi. Un aspetto che forse viene dato per scontato ma che dovrebbe costituire la base dell’etica deontologica della professione del Fundraiser: l’umanità. Una qualità essenziale per poter fare da spalla ai tanti ospedali sfiancati nella lotta contro la terribile malattia Covid-19.

Francesco, puoi raccontarci perché hai deciso di unirti a Job4good e partecipare al progetto #Fundraiserpergliospedali?

Conoscevo da molti anni la realtà di Job4good, una piattaforma innovativa che mette in contatto chi vuole lavorare nel non profit con organizzazioni e associazioni del terzo settore. Quando ho letto che volevano lanciare un progetto per aiutare gli ospedali a sbrigare le pratiche burocratiche per accedere alle donazioni delle moltissime raccolte fondi attive sulle varie piattaforme di crowdfunding, sono rimasto colpito: finalmente un volontariato attivo e pratico, anche a distanza.

Il volersi sentire utile in questa situazione terribile per l’Italia e la voglia di mettersi al servizio di una grande causa, hanno sciolto tutti i miei dubbi iniziali e mi sono candidato per offrire consulenza gratuita, affiancando gli ospedali nelle operazioni di sblocco dei fondi. Non puoi immaginare la contentezza nello scoprire che ero stato selezionato! Ci siamo subito messi a lavoro e una volta formati i gruppi territoriali a me è stato assegnato il compito di scrutinare le raccolte fondi attive in favore degli ospedali delle Marche – a quei tempi, una delle regioni più colpite dopo la Lombardia – , contattarli e cercare di capire cosa potesse servire loro.

Un aspetto significativo di questa esperienza è stato quello di trovare unità di intenti e condivisione di obiettivi tra professionisti come me. Mi ha caricato di una energia positiva, proprio quella che mi mancava durante la quarantena e che volevo trasmettere anche agli ospedali che avrei contattato.

Nella tua esperienza, quali sono le maggiori difficoltà che possono incontrare gli ospedali che vogliono sbloccare le raccolte fondi?

Capisco perché per gli ospedali sia così difficile accedere ai fondi. Uno dei primi problemi da fronteggiare è la burocrazia come per esempio dimostrare che la persona incaricata del prelievo sia legata all’ente ospedaliero. Molte raccolte fondi che ho seguito – ad oggi 18 – sono state aperte molto in fretta, data l’emergenza, e l’organizzatore (ndr: colui che registra la raccolta fondi sulla piattaforma) in molti casi ha inserito come beneficiario non l’ente stesso ma qualcuno vicino all’ente per semplificare la pratica. Adesso molti fundraiser si trovano nella situazione di dover raccogliere documenti aggiuntivi sia dell’ospedale che della persona vicina all’ente incaricata di prelevare le donazioni.

Un altro aspetto da non sottovalutare è quello di tenere viva l’attenzione dei donatori che hanno contribuito a quella particolare raccolta fondi, aggiornando la pagina sulla piattaforma di crowdfunding e “rendicontando” le spese effettuate in modo da garantire la trasparenza delle operazioni. Ad esempio, una delle raccolte fondi che ho seguito e che aveva come organizzatore un volontario di un Pronto Soccorso a favore del quale è stata aperta la raccolta fondi, è stata raccontata dall’organizzatore stesso in maniera molto trasparente, riportando sul sito quello che i fondi sbloccati aiutavano a comprare, come tamponi o altri materiali. La raccolta dei documenti e dei materiali per fare monitoraggio e rendicontazione sono aspetti molto importanti, che a volte vengono tralasciati, per mancanza di tempo, dall’ospedale.

Qual è il valore aggiunto del Fundraiser, oltre a fornire competenze tecniche?

I fundraisers sono professionisti, è vero. Ma non dimentichiamoci che molti di noi provengono dal terzo settore e hanno mosso i primi passi nel mondo del volontariato e dell’associazionismo. Siamo prima di tutto persone con una grande passione, la cui dedizione al lavoro viene alimentata dalla voglia di aiutare il prossimo e perché no, di salvare il mondo.

Il progetto ha tirato fuori questa forza, questa energia e la nostra professionalità sarebbe svuotata senza di essa. Il motivo per cui siamo buone “spalle” per gli ospedali, è che possiamo aiutarli tangibilmente ma anche ascoltarli, motivarli, fare in modo che le pratiche non si arenino, supportarli psicologicamente.

Mi porto sempre nel cuore la frase di un notaio beneficiario di una raccolta fondi per conto dell’ospedale di Fermo il quale, con molta emozione, mi ha detto: “è bello sapere che se ho difficoltà posso contattarti e contare su di te”.

Grazie Francesco per il tuo lavoro e in bocca al lupo!

 



Se sei l’organizzatore di una raccolta fondi bloccata o un operatore sanitario alle prese con una raccolta fondi difficile, puoi compilare il form che trovi a questa pagina in modo da poter essere contattato da un nostro attivista fundraiser  – come Francesco – che potrà guidarti nel percorso di sblocco.

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