Domande al colloquio di lavoro: quali sono i tuoi pregi e i tuoi difetti?

Quali sono i tuoi punti di forza e i tuoi punti di debolezza? Ti sarà capitato che un recruiter ti ponesse questo tipo di domanda durante un colloquio di lavoro, specialmente per un’organizzazione non profit. Questo perché molti selezionatori sono interessati anche ad alcuni tratti della personalità dei candidati, alla loro aderenza alla missione dell’organizzazione e al ruolo della vacancy. Ma soprattutto, lo fanno per testare le tue capacità dialettiche.

Tuttavia, quando uno sconosciuto ci pone una domanda personale, può capitare di andare in difficoltà. Ecco perché è meglio arrivare al colloquio preparati e non trascurare questa possibilità.

 

Perché ce lo chiedono?

Tranquilli, i recruiter non sono degli impiccioni. Non interessa sapere cosa fate durante il tempo libero o come vi comportate nelle vostre relazioni interpersonali. Molto probabilmente, non sono neanche interessati alla risposta in sé, ma, piuttosto, a come risponderete. In altri termini, in che modo e quanto siete in grado di vendere voi stessi.

Anzi, diciamoci la verità, se siete chiamati a un colloquio di lavoro, molto probabilmente i selezionatori avranno scandagliato il web alla ricerca di informazioni su di voi, avranno studiato il vostro curriculum e la vostra lettera di presentazione. Sicuramente, un’idea del vostro profilo personale, se la saranno fatta.

Quindi, questa domanda, per voi, è un’occasione d’oro per costruire un’immagine di voi vincente. E anche per sopperire ad eventuali carenze in termini di esperienze professionali o di background. Inoltre, è un’opportunità per dimostrare che i vostri difetti non sono così importanti, soprattutto alla luce dei punti di forza: in grado di eclissare eventuali carenze.

Ricordate sempre che durante un colloquio, state vendendo un prodotto: la vostra professionalità.

 

Parliamo dei pregi

Flessibilità, creatività, lavoro di squadra o leadership. Elencare i propri punti di forza, può sembrare la parte più facile del lavoro, ma nasconde delle insidie.

Come fare a evidenziare i propri pregi, senza sembrare spocchiosi e autoreferenziali? Ci sono dei trucchetti che sentiamo di consigliarvi:

  • Non siate tassativi ed eccessivamente sicuri. Anzi, contestualizzate sempre le vostre risposte: “credo di essere portato al lavoro di squadra, perché mi sono reso conto che operare in team mi diverte di più e ottengo risultati migliori”.
  • Fate parlare i risultati. Ad esempio: “ogni volta che mi è stato chiesto di sviluppare un progetto in autonomia, ho sempre ricevuto i complimenti dei miei responsabili”.
  • Lasciate spazio alle testimonianze: “tutti i miei amici mi dicono sempre che sono una persona in grado di ascoltare e dare buoni consigli”.
  • Siate umili: “non so se considerarlo un vero e proprio punto di forza, ma sento di riuscire a dare il meglio quando mi affidano dei lavori creativi.

Insomma, in questo modo riuscite a sottolineare i vostri punti di forza, senza sembrare arroganti.

 

Parliamo dei difetti

Non sempre è facile fare autocritica. Ma soprattutto, quelli che noi crediamo essere i nostri difetti, spesso non corrispondono alla realtà. Quindi vi consigliamo, prima di andare al colloquio, di chiedere un feedback alle persone che vi sono più vicine: amici, parenti, partner.

Nessuno più delle persone che vi frequentano regolarmente conoscono il lato oscuro del vostro carattere. Interrogateli e chiedete loro quali sono i tratti della vostra personalità che andrebbero migliorati. Dopodiché selezionate quelli che vi sembrano più aderenti all’idea che avete di voi stessi e, al tempo stesso, più plasmabili per una risposta al recruiter.

Adesso è arrivato il momento di esporli. Come fare? Del resto siete a un colloquio di lavoro. Il vostro obiettivo è vendervi al meglio, non denigrarvi. Anche in questo caso, ci sono dei piccoli trucchi per uscirne puliti:

  • Molti difetti, hanno una chiave di lettura in positivo. Ad esempio, non essere orientati al lavoro in team, ha nei suoi contrari autonomia e autosufficienza. Oppure, perché dire di essere pignoli, quando si può tradurre con precisi?
  • Ammettere di avere un problema, è già parte della sua soluzione. “A volte mi rendo conto di non riuscire a essere sempre organizzato, per questo ho bisogno di colleghi in grado di supportarmi”. Oppure: “sono sempre stato un po’ insicuro, ma durante l’ultima esperienza di lavoro ho provato a prendermi qualche responsabilità in più ed è andata bene“.
  • Sincerità: “Sono uno che lavora sodo, ma se mi mettono intere giornate a rispondere al telefono, mi annoio tantissimo“.

In altri termini, non importa quali siano realmente i vostri difetti, l’importante è come saperli raccontare.

 

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